Valencia: un viaggio nell’universo di Calatrava

 

Dove la scultura si fa architettura

(18 agosto 2025)

A Valencia c’è un parco urbano adagiato sul letto di un fiume: non sto scherzando, è proprio così, perché il corso del Turia è stato deviato prosciugando una vasta area dove ora arte e scienza si incontrano per dar luogo a una serie di strutture futuristiche. Non si tratta della Ciutat Vella, con i suoi vicoli tortuosi e i profumi di paella, ma di qualcosa di così sperimentale e sfrontato da sembrare quasi alieno. Mi riferisco alla Città delle Arti e delle Scienze di Santiago Calatrava.

L’architetto valenziano ha progettato quest’opera complessa e innovativa a partire dal 1991 con lo scopo di realizzare un quartiere in grado di diventare una meta del turismo internazionale, come il Guggenheim di Bilbao di F.O. Gehry.

Di tutte le opere di Calatrava questa è probabilmente l’esempio più rappresentativo della sua architettura, perché è riuscito a creare una grande struttura isolata in uno spazio aperto, enfatizzando la bellezza strutturale del cemento armato. Nel 1997 l’architetto, laureato anche in ingegneria a Zurigo nel 1979, scriveva che “l’architettura e la scultura sono due fiumi nei quali scorre la stessa acqua.” Oltre alla passione per l’architettura, la formazione di Calatrava rileva inizialmente lo studio delle arti applicate, con particolare attenzione per il disegno, la pittura e la scultura. Il suo percorso di studi delinea la sua visione per l’arte e l’architettura: “penso alla scultura come pura plasticità e all’architettura come plasticità soggetta alla funzione”.

In ogni sua opera, infatti, l’idea parte dalla plasticità dei volumi come se si trattasse di una scultura, ma poi la libertà della forma segue alcuni stilemi architettonici che richiamano l’architettura organica di Antoni Gaudì, o del finlandese Eero Saarinen (che tutti ricordano per la famosa sedia Tulip  chair) ma anche la leggerezza strutturale del suo maestro Félix Candela (di cui trovate molte analogie nel Palacio de los Deportes a Città del Messico) e del maestro italiano del cemento armato Pier Luigi Nervi.

Palazzo delle Arti.

Il primo edificio che incontro lungo il parco è Il Palazzo delle Arti, dedicato alla Regina Sofia. La sua immagine mi fa pensare a un casco o elmo futurista caratterizzato da ampie superfici curve e bianche, così armoniosamente fluide e allungate che ricordano il guscio di un uovo. La sera questo edificio rappresenta il cuore pulsante del complesso poiché il volume centrale ospita una sala da concerti di 1.706 posti con equipaggiamento di scena per l’opera lirica, oltre a una sala minore dedicata alla musica da camera e una seconda grande sala da 1.520 posti a cui si accede dal giardino pensile situato al terzo piano, visibile dall’esterno grazie alle forature disegnate a forma di losanga lungo i fianchi dei gusci metallici.

Sala dell'Opera lirica (prima sala).

Seconda sala.
Palco e scena della seconda sala.

Tutta la superficie bianca dei gusci, separati tra loro lungo l’asse longitudinale per via di una sorta di cresta metallica rialzata che stabilisce la linea di colmo dell’edificio, riflette la luce solare come le squame di un mostro marino grazie al rivestimento impermeabile in lastre bianche.

Palazzo delle Arti.

 La struttura principale è sostenuta da una serie di arcate rampanti in cemento armato, che creano l’illusione di una scultura fluttuante, come se ci trovassimo sotto il faraglione di una falesia levigata dall’acqua del mare.

Archi rampanti che sostengono la struttura principale.
Uscito dal Palazzo delle Arti, seguo le grandi vasche d’acqua che delimitano il complesso della Città delle Arti e delle Scienze. Il richiamo al fiume è evidente, arrivo così al secondo edificio del complesso: l’Emisfero, la cui forma si ispira a quella dell’occhio umano e si riflette sull’acqua del lago artificiale.

Emisfero.

Immagina un occhio gigante che ti guarda e si riflette in una piscina d’acqua. Un occhio che osserva il mondo invitandoti a esplorare l’universo. Non è un semplice planetario, poiché l’edificio si compone di una cupola ellissoidale, parzialmente sommersa (dal momento che un piano si trova sotto il livello del terreno), che si apre e si chiude grazie a una “palpebra” idraulica, in base alla temperatura interna. Al di sotto della struttura ellissoidale si trova al centro un globo che ospita il planetario, costituito da una grande semisfera in calcestruzzo e coperta dall’involucro trasparente in acciaio e vetro che costituisce la pupilla apribile dell’occhio. La sala sferica ospita spettacoli di Cine IMAX (contrazione di Image MAXimum), e un Planetario con tecnologie audiovisive all’avanguardia, per una capienza di 310 posti.

 

Planetario.

Dopo aver apprezzato lo spettacolo risalgo al piano interrato e proseguo il percorso arrivando al Museo delle Scienze dedicato al Principe Felipe.

Museo delle Scienze.

A voi sembra un palazzo delle scienze o lo scheletro di un gigantesco dinosauro? È come se l’architetto avesse trovato un animale preistorico e avesse deciso di dargli vita. Scherzi a parte, qui sono evidenti i riferimenti all’architettura organica del catalano Antoni Gaudì e al suo maestro Félix Candela. Il museo è interattivo ed è un luogo ideale per le famiglie, visto che qui non solo puoi imparare ma anche giocare, toccare e sentire, sperimentando come la scienza possa liberarsi dei libri e trasformarsi in esperienza ludica.

Particolare dell'intersezione dei costoloni con la struttura metallica dei serramenti.

Interno del Museo delle Scienze con i costoloni in cemento armato.

La struttura principale è formata da venti costoloni in cemento armato, simili a vertebre che sostengono una copertura a vetri di 40.000 metri quadrati. Una grande costruzione che inghiotte il visitatore come pinocchio nel ventre della balena.

All’uscita del museo ci si trova al di sotto del piano stradale con la vista del bellissimo ponte a stralli detto “de l’Assut de l’Or”.

Il ponte è una gigantesca arpa le cui corde sono tese tra cielo e terra: un’opera che oltre a collegare due parti della città unisce passato e futuro. La sua eleganza si combina alla perfezione con gli edifici circostanti, creando un paesaggio surreale e futuristico.

Il pilone ricurvo di 125 metri d’altezza, che tiene in sospensione i 29 stralli in acciaio utilizzati per sostenere il piano stradale, è in posizione inclinata, creando così un effetto visivo dinamico e leggero.

Ponte a stralli.

Arrivo poi all’Agorà-Caixa Forum, una gigantesca conchiglia blu costruita come un teatro a cielo aperto che ospita eventi e concerti. Un luogo di incontro e di scambio, una piazza del futuro con un guscio di cemento che si apre per mostrare un’anima luminosa.

Agorà in primo piano e ponte a stralli sul retro.

L’Agorà è una struttura metallica a volta con una copertura mobile che si può aprire e chiudere a seconda delle esigenze.

Tutte le strutture sono visivamente collegate tra loro dalle vasche d’acqua che delimitano lo spazio centrale, mentre sul lato verso la città storica si trova l’Umbracle, un lungo giardino pensile coperto da arcate bianche che di notte si trasforma anche in spazio per eventi e locali.

Umbracle.

 

Più a sud si trova il Museo Oceanografico progettato da Félix Candela, uno dei maestri di Calatrava, rimarcato tra gli acquari più grandi d’Europa. Anche se un po' dispersivo, chi fa un viaggio a Valencia non deve perdere questa struttura, dove le coperture paraboliche della struttura centrale - che a molti ricorderanno la forma delle patatine Pringles, più che la quadrica geometrica – si ispirano a conchiglie e gigli d’acqua.

Ingresso del Museo Oceanografico.

In conclusione, la Città delle Arti e delle Scienze non è solo un’attrazione turistica, è un’esperienza: un luogo dove la fantasia prende forma e dove l’architettura diventa spettacolo. Può piacere oppure no, ma una cosa è certa: a Valencia l’architettura di Calatrava ci regala un viaggio nel futuro restando coi piedi ben piantati nella cultura mediterranea.

Alessandro Cutelli

Commenti

  1. Bellissimo il palazzo delle arti

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  2. Descrizioni molto belle e particolareggiate. Interessante anche il video conclusivo.

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  3. Perfetta atmosfera mediterranea ..
    .Valentina

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  4. Ancora una descrizione precisa e appassionata, tanto da sembrare di essere lì!

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  5. Stupenda descrizione, bravo Ale!

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  6. Complimenti per la descrizione tecnica, ma arricchita da una prospettiva personale!

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  7. Meravigliosa descrizione, mi sembra di essere stata lì.

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  8. È come esserci stati!

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  9. Preziosa descrizione di un parco futuristico;)) bravo alessandro

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  10. Preziosa descrizione di un parco futuristico

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  11. Complimenti, hai reso in maniera ineccepibile la perfetta congiuntura tra arte e scienza del costruire nella realizzazione di questi meravigliosi carapaci.

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  12. Descrizioni che affascinano sempre e inducono il lettore a vivere l'esperienza del narratore in prima persona. Strepitoso il video conclusivo e le foto spettacolari.

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