Passeggiando per le vie di Tokyo

 

Tokyo: dove il futuro impara dal passato

visitata dal 25 al 29 luglio 2025.

Veduta notturna dello skyline verso Shinjuku.

Atterrare a Tokyo è come fare un salto nel futuro per poi scoprire che ciò che ci attende è ben radicato nel suo passato. La capitale giapponese non si accontenta di essere una megalopoli: è un esperimento urbano, un manga architettonico dove ogni quartiere racconta una storia diversa. Prima di essere Tokyo, durante lo shogunato dei Tokugawa (1603-1868) la città era conosciuta con il nome di Edo e rivestiva già il ruolo di centro politico e culturale del Paese. In seguito alla caduta dello shogunato, nel 1868, la città divenne la moderna capitale del Giappone col trasferimento dell’imperatore da Kyoto a 東京 = Tokyo (la cui parola significa: la capitale a est).

Perimetro dei Giardini Orientali del Palazzo Imperiale di Tokyo.

Una passeggiata in una città estesa come Tokio, le cui vie sono spesso segnate dai grovigli scuri dei cavi elettrici sospesi tra cielo e case, richiede delle scelte e delle priorità: si potrebbe puntare al quartiere di Shinjuku 新宿, sorto intorno alla stazione più grande e trafficata del mondo. Shinjuku è una delle aree urbane più eccitanti di Tokyo, soprattutto quando le luci notturne si accendono in un caleidoscopio di insegne colorate e luci al neon. Qui ci sono alcuni dei grattacieli più alti della città, da cui si gode un panorama mozzafiato, ricco di architetture contemporanee. Uno degli esempi più emblematici è il Mode Gakuen Cocoon Tower firmato da Kenzo Tange nel 2008, un gigante dell’architettura giapponese del XX secolo. Il grattacielo, con la sua forma ellittica intrecciata da una rete bianca d’acciaio, sembra un baco da seta avvolto in una crisalide high-tech. L’edificio, costruito per la sede centrale della scuola Fashion Gakuen, ospita quello che viene definito un “campus verticale”, capace di ospitare fino a diecimila studenti. 

Mode Gakuen Cocoon Tower (Tange Associati).

Progettata dal figlio del celebre architetto Kenzo Tange, Paul Noritaka Tange, divenuto presidente dell’agenzia Mode Gakuen, è stata subito soprannominata “il bozzolo” per il suo utilizzo di incubatore di nuovi talenti pronti alla metamorfosi. La coerenza tra immagine esterna e struttura portante in acciaio dell’edificio va interpretata come l’intenzione di andare oltre l’ornamento: forma ellittica e linee fluide trasmettono un fascino tecnologico che si armonizza con il contesto urbano.

  Dall'alto: Doraimon; TeamLab Planets; giardino del Palazzo Imperiale; Tempio shintoista; treno ad alta velocità Shinkansen.

In Giappone tutto inizia con un inchino, un gesto semplice e riservato che sostituisce il nostro stringersi la mano: se ti senti perso nella metropolitana, un piccolo inchino prima di chiedere indicazioni mostra rispetto e fa la differenza, perché i giapponesi apprezzano molto la cortesia e la gentilezza. A due fermate di metro da Shijuku si arriva al quartiere Omotesando 本参道, dove l’architettura diventa passerella. Qui troviamo edifici che portano le firme di noti architetti come Hiroshi Nakamura con il suo Tokyu Plaza Omotesando Harajuku, Akihisa Hirata con il Tokyu Plaza Harakado, Toyo Ito con il Kering Building, e SANAA (acronimo di Sejima and Nishizawa and Associates, vincitori del Premio Pritzker nel 2010) con l’edificio traslucido Dior Omotesando. 

Il vetro è ovunque, spesso piegato, inciso o riflettente – materiale prediletto per mostrare, nascondere e stupire. Ma non è solo il vetro a dettare legge: cemento, acciaio e legno reinterpretato, convivono in un patchwork sofisticato e mai banale.

Tokyu Plaza Omotesando Harajuku (Hiroshi Nakamura).

Il Tokyu Plaza Harajuku si trova in uno degli incroci più trafficati del quartiere ed è stato concepito dall’architetto giapponese Hiroshi Nakamura, che propone un sottile gioco di inversione delle masse murarie: grazie alle sue vetrate, la base dell’edificio presenta un aspetto leggero, in contrasto con la parte superiore dell’edificio, più massiccia per via del rivestimento in piastrelle esagonali color marrone scuro. I negozi al piano terra sono accessibili dalla strada, mentre l’accesso ai piani superiori del centro commerciale avviene tramite un’apertura a doppia altezza situata all’angolo dell’edificio. 

Qui la silhouette delle scale mobili ricorda quella di una grotta formata da specchi triangolari, che attraverso la rifrazione della luce regalano un effetto caleidoscopico e rimodellano il rapporto tra interno ed esterno. Al piano superiore si trova invece un giardino pensile che dialoga con l’edificio situato all’angolo opposto dell’incrocio.

Tokyu Plaza Omotesando Harajuku visto dalla terrazza nell'angolo opposto.

Sull’angolo opposto dell’incrocio è adagiato il Tokyu Plaza Harakado, complesso commerciale e culturale aperto nel 2024 e progettato dall’architetto di Osaka Akihisa Hirata, che è riuscito nel mirabile intento di fondere vetro e struttura nel contesto urbano. L’architettura qui non impone sé stessa, ma intreccia ambiente, persone, arte e cultura in un’esperienza fluida, riflettente e sorprendente.

Tokyu Plaza Harakado (Akihisa Hirata).

La facciata poligonale è composta da cristalli di vetro piani, concavi e convessi, con superfici che riflettono gli edifici circostanti offrendo squarci verso gli interni e creando così uno scambio visivo tra interno ed esterno. La struttura è invisibile dall’esterno, rivestita da una griglia metallica in grado di conferire all’edificio l’aspetto di un oggetto di vetro sospeso nell’ambiente. Salendo al settimo piano ammiriamo la terrazza panoramica, che immersa nel verde del giardino pensile si sviluppa con un’ampia gradinata discendente verso l’incrocio.

Terrazza e giardino pensile del Tokyu Plaza Harakado.

Percorrendo le vie trasversali del quartiere è una piacevole sorpresa imbattersi nel Kering Building, realizzato nel 2004 dall’architetto giapponese Toyo Ito con linee ascendenti che richiamano i rami degli alberi. L’edificio iconico, che ospita Bottega Veneta, presenta una facciata caratteristica in cui la struttura in cemento armato evoca l’immagine degli alberi di zelkova (varietà giapponese impiegata anche a bonsai) che costeggiano il quartiere Omotesando. L’intreccio di linee bianche che si arrampica lungo le facciate dell’edificio non è decorativo, ma parte integrante della struttura portante, con un design che crea un forte legame visivo e concettuale con il viale alberato, rendendo il Kerin Building un’estensione naturale del paesaggio urbano. L’architetto è riuscito a conferire a un materiale pesante come il cemento armato un senso di leggerezza e trasparenza dato dalle specchiature in vetro che riempiono gli interstizi della trama. Osservandolo attentamente mi vien da pensare all’architettura organica, ma con una nota strutturale innovativa, in cui il design si fonde con la funzionalità e il contesto urbano.

Kering Building (Toyo Ito & Associati).

Viste le alte temperature estive, una passeggiata a Tokio richiede sempre un’adeguata scorta d’acqua. La buona notizia è che i distributori automatici di bevande sono onnipresenti, ma non dimenticate di tenere con voi un sacchetto per gli imballaggi: i giapponesi sono così responsabili dei propri rifiuti che lungo le strade i cestini pubblici sono quasi inesistenti. L’immondizia dovete portarvela a casa oppure gettarla nelle apposite pattumiere disposte nelle zone a maggiore intensità pedonale. In Giappone tutto è pulito, sempre! Assieme alle uniformi (utilizzate come simbolo di appartenenza e identificazione sociale), alla dedizione al lavoro e alla diffusa cortesia, un altro tratto distintivo è l’estrema pulizia. Essere in ordine e tenere pulito in cui si vive per i giapponesi è una questione di rispetto di se stessi e degli altri.

Tramonto su Tokyo; buonissimi dolci di frutta e gelatina; Torre di Tokyo; monumento ad Hachiko, il cane giapponese che aspettò il suo padrone per quasi dieci anni alla stazione di Shibuya.

Mentre camminavo per le strade di Tokio mi sono fermato a un semaforo che stava cinguettando: abbassato lo sguardo, ho notato che persino i tombini sono decorati con grazia. Raggiunto il quartiere Minami-Aoyama 南青山 mi rendo conto di trovarmi nel paradiso di chi ama l’architettura contemporanea: tutto ciò che mi circonda mostra equilibrio, cuore e passione, nulla cerca di stupirvi con dimensioni elevate, ma attraverso la cura del dettaglio e il design ricercato.

La prima tappa di questo affascinante quartiere è al Prada Epicentro Aoyama, realizzato nel 2003 dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron.

Ingresso del Prada Epicentro Aoyama (Herzog & de Meuron).

Vista generale del palazzo Prada.

Questo edificio non è solo una boutique, ma un’esperienza architettonica in cui ogni elemento visibile, vetro a parte, funge simultaneamente da struttura, da contenitore spaziale e da facciata. La facciata si basa su una griglia a “diagrid” romboidale (sistema strutturale costituito da una griglia a geometria triangolare/romboidale posta sul perimetro dell’edificio), formata da pannelli di vetro convessi, concavi o piatti, che creano riflessi ipnotici e prospettive dinamiche tanto all’interno quanto all’esterno. L’edificio nasce come risposta a un tessuto urbano eterogeneo a bassa densità e dà forma, sul lato dell’entrata, a una piccola piazza in pendenza.  Al crepuscolo, inoltre, l’edificio sembra brillare, celebrando il lusso come uno spettacolo discreto ma sofisticato.

La migliore compagnia per la pausa pomeridiana è un buon tè accompagnato da un dolce locale, così la mia giovane e brillante guida Momoha (che vi consiglio di cercare sull’App GetYourGuide) mi conduce da Sunny Hills.

Sunny Hills (Kengo Kuma).

È qui che Kengo Kuma, architetto giapponese noto per il suo approccio architettonico sensibile alla natura, ha realizzato nel 2013 un’opera che sembra una foresta di bambù. Kuma lavora per sottrazione e, per costruire il negozio taiwanese dei dolcetti all’ananas, alla banana e alla mela, ha guardato alla tradizione nipponica delle strutture in legno, della quale i templi sono la migliore testimonianza. Più precisamente, l’architetto ha utilizzato la tecnica tradizionale giapponese chiamata jigoku-gumi (letteralmente “incastro infernale”) per concepire una struttura lignea di cedro intrecciato che sembra una gigantesca scultura di mikado, ma senza la frustrazione da gioco.

Non c’è una singola vite o un chiodo a vista: tutto si tiene insieme sulla precisione degli incastri per formare una rete tridimensionale che filtra la luce, getta ombre cangianti e confonde ogni tentativo del tuo smartphone di mettere a fuoco. L’interno è sublime, il profumo del legno naturale è ovunque, e le graticole a incastro filtrano la luce naturale, generando atmosfere silenziose e soffici. La formula per salire al primo piano e rilassarsi con la tazza di tè prevede soltanto l’acquisto al piano terra di un box di dolci da portare via e, credetemi, ne vale la pena.

Ingresso del Sunny Hills.

Momoha col té e i biscotti alla banana.

Rientrato in hotel, in serata, trovo il consueto yukata 浴衣, abito informale di cotone o di lino pensato per l’uso estivo, ripiegato e avvolto in un grazioso furoshiko 風呂敷 (tessuto quadrato decorato utilizzato per avvolgere e trasportare bento box, pacchetti o altri oggetti).

Furoshiko (involucro annodato).

Chi non è stanco invece può proseguire verso il quartiere di Ginza 銀座, dove l’architettura veste haute couture. Qui gli edifici si mostrano come su una passerella, perché ogni architettura è concepita come un abito su misura, cucito con vetro, metallo, pietra e un pizzico di vanità. Se il quartiere Minami-Aoyama rappresenta la poesia zen della sottrazione, Ginza è invece l’opera lirica della presenza scenica, a partire dalla Maison Hermès di Renzo Piano: un volume traslucido di mattoni di vetro che di notte brilla come un gioiello, mentre di giorno riflette la luce solare come le squame di un pesce. Si potrebbe definire come una lanterna magica di vetro dove i mattoni di vetro non sono solo un rivestimento, poiché collaborano con la struttura portante, liberando gli spazi interni da colonne ingombranti. L’edificio, nonostante la sua struttura all’avanguardia, trasmette una sensazione di leggerezza e romanticismo.

Maison Hermès Ginza (Renzo Piano).

Oppure osservate il Building di Mikimoto, firmato Toyo Ito, che con le sue aperture irregolari a forma di bolle o, meglio, petali di fiore, ricorda le sagome di Gaudì. La superficie lucente, a volte rosa, lo fa brillare, specialmente di notte, come una perla preziosa. La facciata non è un semplice rivestimento, ma una parte portante dell’edificio che consente di eliminare le colonne interne per ottenere spazi aperti e flessibili. Questo prisma perforato riflette il marchio Mikimoto, famoso per l’alta qualità e l’artigianato delle sue perle. Inoltre, il design moderno e innovativo dell’edificio si sposa con la tradizione e l’eleganza che l’azienda rappresenta da oltre un secolo.

Edificio Mikimoto a Ginza (Toyo Ito & Associati).

A Ginza ogni marchio internazionale ha il suo “monumento architettonico”, ma il bello è che non c’è una regola fissa: solo un dialogo continuo tra lusso, innovazione e teatralità urbana. Il quartiere non ha paura di brillare, ma lo fa con una grazia scenografica tipicamente giapponese, dove l’eccesso sa stare al proprio posto.

Con questo si chiude la mia selezione confidando che questa lettura sia solo una tappa di quella che potrebbe essere una visita più ampia, quindi sayonara o, meglio, arrivederci in Giappone.

Vedute di Kyoto.


Alessandro Cutelli  








 



Commenti

  1. Grazie di questo viaggio che mi hai fatto vivere …!!!! Speciale !!!!

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  2. Complimenti Alessandro mi hai fatto fare un volo pindarico

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  3. Bellissimo racconto che descrive alla perfezione posti unici al mondo. Grazie Alessandro!

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  4. Ho riscoperto angoli di una Tokyo capace, a tratti, di confondere e disorientare.
    Un affascinante viaggio nella giungla urbana della capitale giapponese, tra architetture complesse che si fondono quasi perfettamente con la tradizione.
    Un punto di vista prezioso, raccontato attraverso gli occhi esperti di un professionista.
    Grazie per avermi portato, anche se virtualmente, in viaggio con te.

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  5. Complimenti per l’articolo sei riuscito a farmi “rivivere” Tokyo un anno dopo la mia visita arricchendomi di molte informazioni che non ero riuscito a cogliere! Grazie!

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  6. Come sempre mi conquisti. E un po' di invidia, onestamente, la provo.

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  7. Ottima recensione della città di Tokyo grazie per avermela fatta godere attraverso la visione di queste meravigliose foto che hai scattato mi viene voglia di fare un salto li eheh bellissima idea di questo blog Prof.💋

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  8. Molto bello bravo Ale!!!

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  9. Resoconto di un viaggio con panoramiche e strutture uniche che sembra di vedere sognando ad occhi aperti. Le informazioni riportate affascinano e fanno viaggiare con la mente.

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  10. Grazie Ale
    È stato un bellissimo "viaggio virtuale con te"!!!🤗

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  11. Grazie per questa recensione.La tua descrizione, come per le altre, si trasforma in un viaggio entusiasmante. Passo dopo passo , ci conduci come una guida virtuale. Complimenti
    Marco

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  12. Complimenti per la minuziosa descrizione. Leggerti è veramente un emozione unica. Riesci a trasportarmi quasi fisicamente alla scoperta di posti unici. Grazie!!!

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