"Deserto delle mie brame, chi è la più bella del reame?"

 

Maraya Hall ad Alula (Arabia Saudita)

visitato il 4 gennaio 2025.


Sulle orme leggendarie di Lawrence d’Arabia, percorrendo una strada soleggiata immersa in un panorama costeggiato da stratificazioni rocciose in pietra arenaria color ocra e altipiani scuri di roccia basaltica che suggeriscono un paesaggio lunare, ci fermiamo per una sosta di fronte ad un’iconica struttura interamente rivestita di specchi, chiamata Maraya, che in arabo significa appunto specchio.

Si tratta di una grande sala polivalente la cui forma cubica suggerisce, col dovuto rispetto, la Ka’ba, antica costruzione di forma cubica collocata al centro del sacro recinto della moschea della Mecca, luogo più sacro dell’Islam.


I valori simbolici dell’architettura richiamano così quelli della cultura locale mostrando come la nostra identità sia legata naturalmente ai luoghi in cui viviamo ma che, allo stesso tempo, si possa modificare con la trasformazione degli stessi. In che modo allora un’architettura può influenzare positivamente l’ambiente circostante senza alterarlo?

Nel caso in questione l’architettura si annulla, per dar continuità alla bellezza del paesaggio che la circonda riflettendo luci e ombre delle maestose “stalagmiti” rocciose che si intervallano ai pianori di fine sabbia gialla.

La naturale scenografia che fa da contorno all’edificio diventa protagonista seducendo il visitatore che, incuriosito, si avvicina alla struttura a specchi più grande del mondo non tanto per il solito scontato selfie, che celebra il protagonismo di ognuno di noi, quanto piuttosto per lo stupore di guardarsi in una cornice unica, capace di trasmetterci uno stato d’animo che saremmo incapaci di creare da soli.


Per accedere all’edificio bisogna prenotare nel ristorante collocato sul terrazzo, a meno che non si abbia l’opportunità di assistere ad uno spettacolo, un concerto o un evento pubblico ubicato nel grande spazio aperto che occupa parte del volume che separa le 11 sale riunioni, una sala conferenze da 200 persone ed una terrazza panoramica.

Il cubo alto 26 metri è rivestito da più di 9.000 mq di specchi in modo da presentare una superficie che muta al variare della luce naturale del giorno, riflettendo lo straordinario ambiente geologico sabbioso e roccioso della valle di Ashar, a qualche decina di minuti di distanza dai siti storici di AlUla.

Maraya Hall nascosto tra dune e "Grand Canyon"

Quest’opera iconica che annulla se stessa per diventare estensione del paesaggio circostante è frutto dell’architetto italiano Florian Boje del gruppo Giò Forma, progettisti del noto Albero della vita all’Expo 2015 di Milano. Il grande cubo di specchi è stato insignito nel 2020 del prestigioso premio di architettura Architizer A+ Awards ricevendo il riconoscimento di Popular Choice Winner.


Maraya Hall alla luce dell'alba.

Lasciatevi sedurre dal fascino degli incantevoli paesaggi di AlUla, crocevia delle antiche rotte commerciali dell’incenso e dei pellegrini in viaggio per la Mecca, ma anche primo sito dell’Arabia Saudita ad essere nominato dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. Potete ammirare AlUla Old Town, la vecchia città in fase di restauro e riqualificazione, la ricca statuaria di Dadan, capitale dei regni dei Dadaniti e dei Lianiti, Jabel Ikmah con le sue antiche iscrizioni e l’arte rupestre, ma soprattutto il monumentale sito di Hegra, seconda città dei Nabatei dopo quella di Petra più a nord.


I Nabatei erano pastori nomadi che, alla fine del IV sec. a.C., commerciavano attivamente mirra, incenso e spezie tramite grandi carovane di cammelli dalla fonte di produzione nell’Arabia sud-occidentale “Arabia Felix” a Petra e poi a Gaza, importante città portuale sul Mediterraneo da dove i prodotti venivano spediti ai mercati dell’antica Roma.

L'architettura nabatea delle tombe rupestri di Hegra


Se osservate le tombe scolpite dall’alto verso il basso nella roccia arenaria, capirete la somiglianza con la più nota Petra, in Giordania. Anche qui le facciate testimoniano la casa dei defunti con all’interno una camera funeraria scavata nella roccia e accessibile dalla porta di ingresso.

Il portamento dei cavalli arabi nei pressi di Elephant Rock

AlUla: un luogo leggendario, ricco di storia da esplorare, paesaggi mozzafiato, cultura e ospitalità.

Alessandro Cutelli

Commenti

  1. Straordinario......la capacità epistolare di rendere tangibile all'intelletto un viaggio fatto di conoscenza, occhio critico e curiosità accademica

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  2. Ottima e attenta descrizione sinonimo di forte interesse.

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  3. Ottima descrizione. Ti sembra quasi di vivere i luoghi e ti viene voglia di andarli a visitare per scoprirne la magia

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